giovedì 21 febbraio 2008

Ti senti addosso una febbre da cavallo, ma il mercurio non sale oltre i 37.
Voglia di scappare e il bisogno di fumare. 
Vista sfuocata e un vago senso di nausea.
Sarà il senso di insoddisfazione a 360 gradi, o di inadeguatezza, chi può dirlo.
Sarà che dentro porti il lutto per i tuoi neuroni
costretti da troppo tempo in attività inutili e ripetitive.
O sarà anche colpa delle piccole delusioni quotidiane, taglienti, inaspettate.
Sarà.
Ma non c'è nulla che si possa fare, se non sorridere,
e continuare a far finta di niente.
Ci sono abiti e scarpe per la danza da trovare,
e doppie punte da eliminare.
E son problemi...

lunedì 18 febbraio 2008

e allora...tango!


tangoBreve cronistoria del corso di tango argentino



Alla lezione di prova ti eri presentata scompagnata.
Il coinquilino all'inizio aveva accettato di immolarsi per questa nobile causa,
ma con poca intenzione, all'ultimo momento ti aveva bidonato.
Il maestro aveva saputo incantarci parlando della storia
di questo ballo misterioso e affascinante.
In più, venire a conoscenza del fatto che in alcune parti del globo esistono luoghi
dove anche persone sopra i 22 anni possono ballare tutta la notte,
senza sembrare ridicoli e senza ricorrere all'assunzione di molecole sintetiche,
ti apre nuove prospettive per futuri alternativi.
Il passaggio dalla teoria alla pratica invece era stato difficile,
in sala c'erano tantissime persone; in più l'insegnante,
dopo aver capito che poteva usarti come cavia senza troppi problemi,
ogni tanto ti agguantava all'improvviso per la dimostrazione.



Pur sapendo perfettamente che per imparare a ballare ci vorranno diversi mesi,
pensi che sia meglio portarsi avanti con l'acquisto di un abbigliamento adeguato.
E così, l'effetto tango si è subito materializzato. 
Il giorno dopo, davanti alle vetrine di scarpe, gli occhi si posavano inevitabilmente su tacchi vertiginosi.
Alla fine ho ceduto ed un paio di loro è venuto a casa con me.
Ora ho delle scarpe meravigliose: nere, scollate, con cinturino e tacco 9, a stiletto.
Quasi impossibili da indossare, ma bellissime.



Venerdi c'è stata la prima lezione ufficiale del corso.



Teoria.
Regola numero uno.
- Nel tango è l'uomo che guida.
Questo era noto, ma non basta, perchè c'è di più, la chiave di tutto sta nella
regola numero due.
- Nel tango la donna non deve mai pensare.
Mai pensare, perchè se pensa anticipa, e se anticipa frena il movimento. 
Peccato che tu a non pensare non ce la fai, in effetti in quel preciso istante pensi di aver fatto la cazzata.
Se non devi ragionare sei capitata nel posto sbagliato, sei già sul punto di chiedere indietro i soldi dell'iscrizione.



Dimostrazione.
Li vedi ballare: il maestro, in coppia con la sua compagna.
Un Tango, una Milonga, un Valzer.
Perchè il tango si può ballare anche sul ritmo in 3/4, ma marcando l'1, anzichè il 2 e il 3.
Osservi le linee delle gambe, soprattutto, e poi il gioco dei piedi.
Splendido. Ora capisci che sì, sei nel posto giusto.
Mentre li guardi però ti domandi come diavolo faccia, lei, a sapere esattamente cosa fare, senza pensare.
A lasciarsi guidare, a lasciar fare a lui, senza dare l'impressione di essere un ciocco di legno.
Forse abbiamo una specie di interruttore, che va trovato, e spento. E poi il corpo è in grado di fare da se'.
Il problema è come trovarlo, l'interruttore, quello che disabilita tutto.
Tutto, non solo le funzioni parziali.



Pratica.
Il maestro sembra contento, ma puoi fare di più.
Allo scopo di farti capire quale effetto dare al movimento, elargisce preziosi consigli...



M: " Rilassati, come fosse una passeggiata, fai come...
       come se stessi andando a fare shopping. "
Bs: " Capito! E' facile, allora !"
 
Chiudi gli occhi, pensi alle vetrine, fai un bel respiro.
1 passo-2 passi. Fermi.



M:    " Ma no, cara, non va bene così, non puoi partire in quarta, devi aspettare...
         questo è shopping a 100km orari! "
Bs:  " Ma caro, io sono una professionista dello shopping estremo.
          Come potrei altrimenti svaligiare un outlet in una sola pausa pranzo ? "
M:    " Ecco, appunto...meglio trovare un altro paragone... "